L’ultima luna di Settembre

(Ergej irekhgüi namar)

 

Regia Amarsaikhan Baljinnyam
Sceneggiatura Amarsaikhan Baljinnyam, Bayarsaikhan Batsukh
Tratto da Tuntuulei, racconto breve di T. Bum-Erden

Interpreti e Personaggi: Amarsaikhan Baljinnyam (Tulga), Tenuun-Erdene Garamkhand (Tuntuulei), Damdin Sovd (Ambaa), Davaasamba Sharaw (Nonno) Tserendarizav Dashnyam (Nonna), Delgersaikhan Danaa Gurbazar (direttore della scuola)

Costumi Bolor-Erdene Naidannyam Musiche Odbayar Battogtokh Fotografia Joshua Fisher Montaggio Bayarsaikhan Batsukh Scenografie Bolor-Erdene Naidannyam Prodotto da IFI Production In associazione con The Implementing Agency of the Government of Mongolia Authority for family, child and youth development World Vision Mongolia, Asian Shadows
Distribuzione italiana Officine UBU
Origine: Mongolia, 2022
Durata: 91 min

Il regista
Amarsaikhan Baljinnyam (17 ottobre 1977, Ulan Bator) è uno scrittore, attore, regista e produttore, che ha fatto la storia nel mondo cinematografico mongolo come il primo mongolo a salire sulla scena internazionale con il ruolo di Ariq Boke (fratello di Khubilai Khan) nella serie originale Netflix Marco Polo. Ha recitato in più di venti film, che hanno ottenuto riconoscimenti eccezionali da parte della critica e del pubblico in tutto il mondo. Nel momento in cui il cinema mongolo si è staccato dalla propaganda, Baljinnyam ha dato il via a un nuovo linguaggio nell’industria cinematografica locale. Faith, il primo film da lui scritto, si è aggiudicato 3 nomination ai Cinema Awards della Mongolia, tra cui Miglior film dell'anno ed è stato il film di maggior incasso. La visione di Baljinnyam della scrittura e della recitazione è radicata nel film d'essai Under The Turquoise Sky (2021) di Kentaro, presentato in anteprima come film di apertura al 68° Festival internazionale del cinema di Mannheim-Heidelberg e vincitore del premio FIPRESCI, con Yagira Yuya (Nobody Knows del regista Hirokazu Kore-eda). Il film è tutt’ora proiettato nei cinema d'essai in Giappone. L’ultima luna di settembre è il film d'esordio alla regia di Amarsaikhan Baljinnyam.

Sinossi
Quando l’anziano padre adottivo si ammala gravemente, Tulgaa, che da anni vive in città, torna al suo villaggio natale sulle remote colline della Mongolia per assisterlo. Il destino farà però il suo corso e poco dopo l’anziano verrà a mancare. Tulgaa decide di restare a vivere nella iurta del padre, per portare a termine il raccolto che l’uomo aveva promesso di completare prima dell’ultima Luna piena di settembre. Mentre lavora nei campi, Tulgaa incontra un bambino di dieci anni, Tuntuulei, che vive da solo con i nonni mentre la madre lavora in città. Tra i due nasce un rapporto inizialmente di sfida, ma che andrà via via ad allentarsi per far spazio a un legame di stima e condivisione. Negli incantevoli e sconfinati paesaggi di una terra ricca di tradizioni, Tulgaa prenderà il giovane Tuntuulei sotto la propria ala, scoprendo di essere in grado di dare al bambino tutto l’amore paterno che a lui non era stato mai concesso. Ma l’ultima Luna piena di settembre sta per arrivare, e a Tulgaa restano ormai pochi giorni da passare insieme a Tuntuulei prima di fare ritorno in città.

 

INTERVISTA AL REGISTA
L’ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE è il tuo film d'esordio come regista. E tutti i primi film sono speciali per ragioni diverse. Cos’ha reso L’ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE così speciale da essere il tuo primo film? Perché lo hai scelto come film d'esordio?
Essendo nato e cresciuto in Mongolia, ho sempre ammirato la sua ricca storia, la cultura e lo stile di vita nomade, unico del mio paese, che sta diventando sempre più raro nel mondo. Come artista, ho osservato l'influenza e l'impatto di questo stile di vita sugli stati emotivi delle persone in età diverse, su come pensiamo, come reagiamo o interagiamo. L’ultima luna di settembre è l’esempio perfetto per me, per esprimere il cuore e la mentalità del popolo mongolo attraverso le sfide quotidiane della società moderna. Volevo che il mio film d'esordio presentasse al mondo il popolo mongolo in modo autentico, come individuo o come nazione. E sullo sfondo volevo il paesaggio esotico della Mongolia, affinché il pubblico di tutto il mondo vivesse una vera esperienza cinematografica.
Come presenteresti L’ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE al tuo pubblico?
Al giorno d'oggi, nella nostra cultura contemporanea, la nostra energia e il flusso di pensieri sono completamente occupati da cose e compiti inutili, e dobbiamo scegliere di trovare il tempo per le importanti domande interiori a cui è necessario rispondere. Attraverso L’ultima luna di settembre, lo spettatore può godersi la solitudine nell'esotica natura mongola con i nostri eroi che a loro volta stanno iniziando un viaggio alla ricerca di quelle risposte per superare le loro paure, alla ricerca di empatia e amore incondizionato attraverso modi inaspettati. Quindi v’invito a rompere con il caos e la frenesia della società e di godervi la poesia di una storia umana che ci conduce alle nostre radici.

Scoprire una cinematografia lontana e poco conosciuta
Anche se sempre più case di distribuzione scelgono film che arrivano da territori lontani e poco conosciuti, non sono tanti i film interamente prodotti in Mongolia che hanno raggiunto l'Italia e/o l'Europa. Se L'ultima luna di settembre esce nelle nostre sale è perché il regista Amarsaikhan Baljinnyam è un personaggio conosciuto ben oltre i confini della sua terra d'origine, prima di tutto perché da attore ha partecipato alla serie Netflix Marco Polo. Ma non è la sua notorietà la ragione per cui il suo film guadagnerà le sale estere. No, L'ultima luna di settembre affronta temi universali e sentimenti universali, perché quando si tratta di emozioni, l'uomo del Polo Nord è come l'uomo del Polo Sud, e Oriente e Occidente si somigliano. Non importa, insomma, che sia nomade o stanziale, ricco o povero, monogamo o poligamo: l'uomo è sempre soggetto agli stessi tourbillon emotivi e alle stesse gioie e tristezze.
(Carola Proto, comingsoon)

Tutto in questo lungometraggio insegue il valore dell’autentico. Che si tratti della bellezza della natura, di relazioni profonde o di un viaggio alla scoperta di sé ogni elemento è genuino, vero. Una fotografia ispirata e degli ambienti fantastici, gettano lo spettatore in una situazione sulla soglia dell’onirico per riscoprire la bellezza di ciò che ci circonda e farsi rapire dalla maestosa immensità della natura. Isolati e costretti al silenzio di fronte a cotanta magnificenza. Nel più naturale mondo del pensiero.
Totalmente ambientalista, nel senso più virtuoso possibile, celebra un magnifico spettacolo. Tante storie universali. Quella tra padre e figlio e tra natura e tecnica. Nella prima i due si scoprono e alla fine si scelgono l’un l’altro, andando oltre i riduttivi legami biologici. Nel secondo il risultato è lasciato in sospeso, in un’ambiguità obbligata.
Ne emerge un affresco di toccante tenerezza, come detto poche sono le parole e tanti i silenzi. Gli spazi sconfinati aiutano a conoscersi e ad imparare ad amarsiPer Amarsaikhan Baljinnyam la campagna mongola è la casa delle tradizioni, il luogo degli affetti ma anche della nostalgia. E questa distanza è forse incolmabile. Nonostante tutto, infatti, Tulga è destinato a tornare in città.
L’ultima luna di settembre vive di questa bellezza così brillante, luminosa. Di luoghi segreti e senza orizzonti in cui sono innestate queste vite interiori in continuo tumulto. La scrittura è magistrale e niente viene forzato, garantendo così una credibilità indiscussa. Semplice ma potente, come ogni buon racconto di formazione. Un onesto e delicato ritorno di quell’innocenza positiva che non dovrebbe mai abbandonarci.
(Riccardo Dellai, CiackClub)

In un film che non si avvale di musiche che non siano diegetiche (cioè all'interno dell'azione) la partecipazione emotiva viene creata dagli sguardi, dai piccoli gesti, dalla disponibilità reciproca (ad esempio: ìl ragazzino che porta l'acqua a Tulgaa mentre lavora e lui che lo accompagnerà alla festa in cui i bambini lottano). Il titolo, anche nella versione italiana, è più che mai indicativo perché quell'ultima luna di settembre segna la fine dell'attività di fienagione e lo spettatore è portato a chiedersi che cosa ne sarà del rapporto sempre più strettamente affettivo tra i due. La risposta che Baljinnyam ci dà non è di tipo consolatorio perché vuole lasciarci uno spazio di lettura libera. Cosa accadrà dopo lo decideremo noi
(G. Zoppoli, myMovies)

(scheda a cura di Paolo Filauro)



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