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La Stagione 2017 2018

 

 

 

 

 

 

Il Cineforum Genovese, nella sua stagione numero sessantasei, pone tra le sue priorità la prosecuzione di un “vecchio” discorso, da intendersi nel significato positivo dell’affermazione di un efficace modello di intercomunicazione tra il cinema, le arti e la realtà del mondo odierno. La Stagione 2017/2018 del Cineforum Genovese ritrova dunque i punti fermi di questo discorso, con la proposta di titoli che si aggregano attorno ad alcuni argomenti di attualità, occasione di riflessione e luogo di confronto.
L’introduzione di questa Stagione 66 è affidata, secondo una delle collaudate consuetudini di cui si diceva, alla proiezione di un classico restaurato, in questo caso lo splendido Blow Up di Michelangelo Antonioni, opera del 1966 ma quest’anno nel cinquantennale (1967) della conquista della Palma d’Oro al Festival di Cannes.
Si prosegue anche in questa stagione il “giro del mondo” delle cinematografie, partendo dalla Francia con Le cose che verranno, della regista Mia Hansen-Love, delicata riflessione sul Tempo umano e sulla maturità, per proseguire con A casa nostra di Lucas Belvaux, sorta di instant-movie sulla realtà politica d’Oltralpe (con le forti critiche all’uscita del film da parte del Front National lepenista, tanto per restare al colloquio cinema-realtà di cui sopra) e ancora il bellissimo E’ solo la fine del mondo di Xavier Dolan, tratto dalla pièce teatrale di Jean-Luc Lagarce e vincitore del Gran Prix speciale della Giuria al Festival di Cannes 2016.
La cinematografia nazionale, presente come d’obbligo in tutti i calendari del Cineforum Genovese, propone il thriller I figli della notte e l’interessante Indivisibili di Edoardo De Angelis, vincitore di vari David di Donatello 2017.
La panoramica delle cinematografie non si esaurisce ovviamente dentro i confini dell’Europa, che parla con le voci della Slovacchia di Jan Hrebejk di The Teacher, curiosa riflessione sul socialismo reale, passando per la Romania del Cristian Mungiu di Un padre una figlia, il semi-musical irlandese Sing Street di John Carney e la Finlandia del maestro Kaurismaki con L’altro volto della speranza, ma attraversa luoghi e tematiche lontanissime tra loro. E allora le voci distanti sono quelle dell’Australia di Tanna, bellissimo racconto di due giovani innamorati appartenenti a tribù rivali delle Isole Vanuatu, quanto il Giappone del maestro Hirokazu Koreeda con il suo Ritratto di famiglia con tempesta, l’Iran vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero de Il cliente del grande Ashgar Fahradi fino alla biografia “irrituale” di Jacqueline Kennedy in Jackie del regista cileno Pablo Larrain, co-produzione cileno-americana.
E così non può neanche mancare la cinematografia statunitense, che presenta le opere di cineasti diversi come Jim Jarmusch (con Paterson), Denis Villeneuve (la fantascienza umanistica di Arrival), canadese eletto a dirigere il nuovo Blade Runner versione 2017 e l’ambiguo e inquietante Scappa - Get out di Jordan Peele.

E in tutto questo presente non ci si dimentica del passato, con la riproposta finale del Film dei Soci, sotto il segno della tradizione.

Ancora una volta il Cineforum Genovese sottolinea il proposito che sta al cuore della sua proposta culturale: la visione unita alla discussione e il passato unito al presente in cui viviamo.
Con il più classico degli auguri: quello di una Buona visione.

Il Gruppo Direttivo del Cineforum Genovese

 

 



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