The Captive


    

Regia: Atom Egoyan
Sceneggiatura: David Fraser (II)
Fotografia: Paul Sarossy
Musiche: Mychael Danna
Montaggio: Susan Shipton
Scenografia: Phillip Barker
Costumi: Debra Hanson

Attori: Ryan Reynolds (Matthew Lane), Rosario Dawson (Nicole Dunlop)Mireille Enos (Tina Lane)Scott Speedman (Jeffrey Cornwall),  Kevin Durand (Mika)Alexia Fast (Cass Lane)Peyton Kennedy (Cass bambina)

Produzione:  THE FILM FARM, EGO FILM ARTS
Distribuzione: Netflix
Origine: USA, 2014
Durata: 113 min

Il Film

Cassandra è scomparsa da otto anni. Quando, improvvisamente, una serie di inquietanti segnali sembrano indicare che la ragazza è ancora viva, la polizia, i suoi genitori e Cassandra stessa cercheranno di svelare il mistero della sua scomparsa.

Il Regista

Nato al Cairo iol 19 Luglio 1960, figlio di una coppia di pittori di origini armene, viene chiamato Atom in onore del primo reattore nucleare in Egitto. Una scelta singolare, ma precisa. Nel 1962, si trasferisce con i suoi genitori in Canada, stabilendosi a Victoria, nella British Columbia, dove cambieranno il loro cognome in Egoyan. Dopo aver studiato alla University of Toronto, scopre il suo interesse per la lettura e la scrittura di opere teatrali, soprattutto quelle di Samuel Beckett e Harold Pinter. Ed è proprio questa passione per il teatro che lo farà entrare in contratto con l'attrice Arsinée Khanjian, che diventerà sua moglie e che apparirà nella maggior parte dei suoi film. La Khanjian darà ad Atom un figlio Arshile, in onore del pittore Arshile Gorky.

Debutta cinematograficamente con il film Lust of a Eunuch (1977) con Ed Begley Jr., poi dopo una serie di cortometraggi, lavora negli Stati Uniti in telefilm come Venerdì 13 (1987), Alfred Hitchcock presenta (1987-1988) e Ai confini della realtà (1989), in film tv come Atto indecente (1993) e programmi televisivi come "Yo-Yo Ma Inspired by Bach" (1997).

Abituato a lavorare con David HemblenElias Koteas e Gabrielle Rose, vince l'Interfilm Award al Festival di Berlino e il Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Locarno per la pellicola Black Comedy (1987) e continua a dirigere film atipici e interessanti quali Il perito (1991), Calendar (1993), Exotica (1994, che vince il premio FIPRESCI) e il suo capolavoro Il dolce domani (1997) con Ian HolmSarah Polley e Bruce Greenwood nella storia di una tragedia (un autobus scolastico che finisce in un laghetto ghiacciato) che colpisce un piccolo paese nel New Hampshire. Il film, tratto dal romanzo di Russell Banks, è il suo film più maturo per pathos e temi e Egoyan si aggiudica di diritto una nomination come miglior regista all'Oscar (preso da James Cameron per Titanic) e una per la migliore sceneggiatura, vincendo però il premio FIPRESCI, il Gran Premio della Giuria e il Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Cannes. Dopo Il viaggio di Felicia (1999), Ararat (2002) False verità (2005) , si accoda a David CronenbergJane CampionMichael CiminoLars von TrierWim WendersManoel de OliveiraJoel ed Ethan CoenAbbas KiarostamiTakeshi KitanoNanni MorettiZhang YimouRoman PolanskiKen LoachThéo Angelopulos e Wong Kar-wai al documentario A ciascuno il suo cinema. Con Adoration e Chloe - Tra seduzione e inganno (2009) remake del film Nathalie (2003) di Anne Fontaine, Atom Egoyan sottolinea ancora una volta le sue scelte cinematografiche per quel cinema esistenziale, complicato, raffinato che gli hanno permesso di diventare membro di giurie come quelle del Festival di Cannes, di Berlino o al Sundance.
In seguito alla partecipazione al film collettivo a episodi Invisible World (2011), indagherà sull'orrore della vicenda legata ai West Memphis Three in Fino a prova contraria - Devil's Knot

Dopo il thriller giudiziario Devil’s Knot, il canadese Atom Egoyan cambia traiettoria e ci guida all’interno di un torbido meccanismo dove tutto è apparentemente chiaro sin dall’inizio: la grandezza di Captives è proprio questa, l’incredibile linearità di un racconto che – attraverso continui e non dichiarati salti temporali – si concentra sul rapporto tra le tre coppie protagoniste (i genitori di Cassandra, i due detective, il carceriere e la prigioniera), in modi diversi coinvolte nella vicenda.
Come al solito, non è solo la “storia”, il suo sviluppo, ad interessare Egoyan, preso più che altro a creare la giusta atmosfera intorno al percorso dei suoi personaggi. Percorso, come detto, che è circoscritto in 8 anni, dentro i quali scopriremo avvenimenti precedenti, o successivi, senza soluzione di continuità. Un “inutile artificio”, potrebbe obiettare qualcuno (facendo il verso all’ultima frase che Cassandra dirà al padre prima di sparire), in realtà è lo strumento che utilizza il regista per esaltare quella sensazione di “limbo” in cui, dal momento del rapimento alla scoperta che la ragazza fosse ancora viva, ha caratterizzato l’esistenza dei vari personaggi.
(Valerio Sammarco, cinematografo.it)

 

Dopo Il dolce domani, che riprendeva "Il pifferaio di Hamelin", e dopo Il viaggio di Felicia, che rileggeva in chiave contemporanea "La Bella e la Bestia", Atom Egoyan ci racconta un'altra favola nera sullo sperdimento esistenziale. Cass, Matthew, Tina, Jeffrey e Nicole, i due ispettori assegnati all'indagine, hanno perduto, ciascuno a suo modo, il proprio orizzonte di riferimento. Prigionieri del proprio passato e dentro un paesaggio congelato, hanno ancora una chance di sopravvivere, ritrovandosi e ritrovando Cass, rapita da un malvagio Sarastro. Perché Captives apre con Mozart e la sua 'regina della notte', il più alto e terribile momento de "Il Flauto magico", in cui una madre canta il bene strappato. Rievocata e ripresa, l'aria mozartiana è il principio musicale (e ideale) del film, che allude alla cattiveria latente della madre, ottenebrata dal dolore, che rispecchia la realtà del mostro, la coazione a ripetere di un modello cerimoniale-sacrificale (accoglienza e martirio), che intende i virtuosismi di 'follia' dei protagonisti e l'intermittenza emotiva di un dramma ancora in corso. Cortocircuitando passato e presente, dolore subito e inferto, Egoyan 'guida' i suoi personaggi verso un dolce domani e fuori da un cerchio magico che imprigiona e non dà tregua. A condurli attraverso la deterritorializzazione contemporanea e alla scomparsa dei limiti (etici), l'autore prepone Cassandra, che ha il dono della profezia. Diversamente dal suo doppio mitologico, Cass è ascoltata dal padre, a cui fornisce i codici per penetrare la fortezza del nemico e la prigione dorata del passato. La promessa di vita che Cass porta con sé e dentro i suoi pochi anni vince sul Male e sulla sua recidività, messa in scena attraverso paesaggi di solitudine e disperazione. La presenza di strumenti di riproduzione dell'immagine, una costante nel cinema del regista canadese, alimenta la dialettica esterno-interno di un thriller dolente e crudele, che scava costantemente la superficie delle apparenze.
(Marzia Gandolfi, mymovies)

 

 



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