Il Campione

 

Regia:Leonardo D'Agostini
Sceneggiatura:Giulia SteigerwaltAntonella LattanziLeonardo D'Agostini
Fotografia:Michele Paradisi
Montaggio:Gianni Vezzosi

Interpreti:Stefano AccorsiAndrea CarpenzanoMassimo PopolizioLudovica MartinoMario SguegliaAnita CaprioliCamilla Semino Favro

Produzione:Groenlandia con Rai Cinema in associazione con 3 Marys Entertainment
Distribuzione:01 Distribution, Netflix, primevideo
Origine:Italia, 2019
Durata:105 min

Il Film

Christian Ferro sembra avere tutto dalla vita: a vent'anni, vive in una megavilla con più Lamborghini in garage, ha una fidanzata influencer, migliaia di fan adoranti e un contratto multimilionario con la AS Roma. Ma la sua brillante carriera di attaccante è messa a rischio dal carattere iracondo e dalla bravate cui si abbandona, istigato da tre amici che lo provocano accusandolo di essersi "ripulito". Il campione infatti viene dal Trullo, quartiere periferico della Capitale, e ha alle spalle anni di miseria e degrado, un padre assente e una madre scomparsa troppo presto. Non c'è personal trainer, psicologo o life coach che tenga: Christian continua a comportarsi come un asociale, coperto dall'impunità che accompagna quei campioni cui il pubblico perdona (quasi) tutto. È a questo punto che il presidente della Roma decide di far affrontare a Christian l'esame di maturità, per inculcargli un po' di disciplina e migliorarne la pessima reputazione. Al fine di preparare il ragazzo all'esame il presidente ingaggia Valerio Fioretti, un professore di liceo che dà lezioni private dopo aver lasciato l'insegnamento in classe. Valerio non sa nemmeno chi sia Christian Ferro (difficile da credere, per uno che abita a Roma....) e accetta l'incarico a fronte di un compenso mensile che è tre volte il suo ex stipendio. Ma anche lui ha qualche esame esistenziale da superare.

Il Regista

Leonardo D’Agostini è nato a Roma nel 1977. Ha lavorato come editor e sceneggiatore per numerose serie televisive Mediaset come Il tredicesimo apostolo, Il bosco, Solo e Rosy Abate. Come regista ha girato cortometraggi come Smart! (vincitore del Festival Arcipelago ‘04 e finalista Nastri d’Argento) e Sangre de Perro (selezionato nella vetrina New Italian Cinema del Lincoln Center di New York, finalista Nastri d’Argento 2007) oltre che spot e videoclip. Delle serie tv Solo e Rosy Abate ha curato anche la regia della seconda unità. Il Campione è il suo esordio al cinema.

NOTE DI REGIA Il Campione è un racconto di formazione che alterna registri comici a registri emotivi. Centrale è l’incontro fra due mondi opposti. Quello di Christian Ferro, un ragazzo di appena vent’anni, vergognosamente ricco, arrogante e privo di punti di riferimento – ma generoso e bisognoso d’amore, anche se non lo sa. E quello del suo professore che deve aiutarlo – se non costringerlo - a prendere il diploma, Valerio Fioretti, un quarantacinquenne colto con un passato ricco di promesse, che ora – a causa della sua incapacità a vivere e agire – è in gravi difficoltà economiche, profondamente deluso dalla vita, rifugiato in un esilio volontario dal mondo. Mi piaceva l’idea di parlare di questo: del rapporto forzato tra due personaggi agli antipodi, un giovane ribelle di grande talento e dalle prospettive illimitate e un uomo che di prospettive non sembra più averne, né volerne. E mi piaceva che proprio da queste incomprensioni nascesse una grande amicizia (Il sorpasso di Dino Risi è stato in scrittura un riferimento importante, così come altre due pellicole in cui è fondamentale l’aspetto del rapporto di amicizia e di formazione come Quasi amici e Will Hunting). Mi sono chiesto: cosa succederebbe se un calciatore-ragazzino ricco, viziato, allergico a ogni regola e insegnamento dovesse convivere con chi quelle regole deve fargliele rispettare? E cosa succederebbe se l’uomo che deve insegnargli la disciplina fosse uno che non ha più nulla da chiedere alla vita, perché sente di aver sbagliato tutto e non ha più voglia di ricominciare? Per migliorarsi dovranno superare i limiti e le loro durezze, riconoscere che la ferita che gli provoca dolore è la stessa e dovranno fidarsi l’uno dell’altro. Solo così guadagneranno una nuova forza per affrontare il futuro e la solitudine. Leonardo D’Agostini (dal pressbook)

Il campione, operazione dai mille pregi fra i quali spicca la non scontata capacità di raccontare trasversalmente (i fallimenti di) tre diverse generazioni, fingendo di parlare d'altro.
Qui non si narra dei capricci di una rockstar del calcio ineducata e arrogante, facendo calare dall'alto una morale didattica e retorica sui rischi di una vita sregolata e dedita agli eccessi; si prende semmai in esame – non siamo i primi a dirlo – un campione umano, parte per il tutto di un disegno più articolato e universale riguardante la realtà del nostro Paese. Ovvero: si segue la parabola del baby fenomeno Christian Ferro (per i fan CF24, genio e sregolatezza dell'A.S. Roma, benissimo interpretato da Andrea Carpenzano) alla ricerca di se stesso e al centro di un gioco più grande di lui, per offrire sottotraccia anche uno spaccato sociale e malinconico piuttosto approfondito su altre fragili quotidianità, nello specifico quelle di un professore di liceo 40enne finito nel vortice del precariato e di un genitore over 50 adagiato per manifesta incapacità sui talenti altrui. Ognuno ha la sua storia, ognuno affronta le proprie frustrazioni e disillusioni cercando di tenerle a bada e di conviverci. Il romanzo di formazione vale per tutti e non fa sconti a nessuno, e, al netto di alcune semplificazioni e di alcuni passaggi stereotipati (i personaggi di Alessia e di Cecilia, ex moglie del prof. Valerio Fioretti, avrebbero meritato forse una diversa evoluzione che li affrancasse dalla mera funzione narrativa cui sono ridotti), Il campione mantiene intatto per tutta la sua durata il mix di freschezza e calibrata furbizia con cui ci conquista fin dall'incipit. La pellicola di D'Agostini dice e spiega molto: che si può essere scaltri e intelligenti senza che l'una caratteristica escluda l'altra, ad esempio, e che si può ammiccare al pubblico senza per questo perdere in originalità e sincerità, mantenendo un profilo nobile e alto. Che lo sport drama sia per definizione un veicolo e una metafora della vita e dei suoi possibili riscatti, è cosa risaputa; che il discorso possa valere – cinematograficamente parlando – finalmente anche per l'Italia, è un piacevole colpo di scena.
(Filippo Zoratti, Spietati)

Non c'è niente di particolarmente originale nella struttura del racconto, che attinge a molto cinema precedente: Stefano Accorsi nei panni di Valerio è un chiaro richiamo allo psicologo di Will Hunting - Genio ribelle e il rapporto di Valerio con la moglie sembra mutuato da Manchester By The Sea, per fare solo due esempi. Inoltre dietro a Il campione aleggia Francesco Bruni, sia perché la storia ricorda da vicino quella di Scialla!, sia perché il ruolo di Christian è interpretato da un attore scoperto da Bruni, Andrea Carpenzano.
Ed è proprio Carpenzano il punto di forza del film: fisicamente giusto per la parte, abile nel comunicare una natura "altra" rispetto alle proprie circostanze, e dotato di quell'innato senso del pudore che gli impedisce di esagerare con la coattaggine cinematografica o il giovanilismo da film.
La sceneggiatura è ben costruita e ricca di dialoghi divertenti anche se alcune sottolineature potevano essere evitate, così come non era necessario esplicitare alcune dinamiche fra i personaggi: un errore saggiamente evitato nel finale "alla Bruni". Ma è importante che Stegerwalt abbia concentrato la narrazione su due temi molto attuali: la frustrazione di una generazione stanca di vedere gli altri parlare, e prendere decisioni, al suo posto, e la necessità per tutti di ridarsi un valore non monetizzabile, non riducibile a "un tot".
Alcuni dettagli sono preziosi, come l'arredamento della casa di Valerio (la scenografia è di Alessandro Vannucci) e la sua passione per John Fante, e contribuiscono alla credibilità di una storia per altri versi improbabile. Preziosi anche i contributi di Massimo Popolizio, Ludovica Martino e Ilir Jacellari, rispettivamente dei ruoli del Presidente, della brava ragazza Alessia e del Mister straniero della Roma.
(Paola Casella,Mymovies)



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